ALASKA: la Divina Scuola di Hokuto, La Cosa vs Il Mostro e il C.P.A.

Prima qualche utile informazione sull’Alaska:

  • È graaaandeee
  • C’è la nebbia che manco a Biandrate
  • Minchia, è graaaandeee!

Ora sapete tutto quello che serve😬
Una curiosità: la bandiera dell’Alaska, per quelli della mia generazione, porta subito alla mente qualcos’altro… Forse che qui abbia avuto origine la divina scuola di Hokuto 🤔?

Le dimensioni contano, almeno qui in Alaska. Tutto è formato gigante: le macchine, le distanze, i pesci, i cappelli e i prezzi. Dopo il Chilkoot Trail ho preso un aereoplanino che in 2 ore mi ha portato ad Anchorage, che comunque è ancora moooolto a sud dell’Alaska, che si sviluppa verso nord per altri 1400 km scarsamente (concedetemi l’eufemismo) popolati. Come dicevo, dopo aver preso traghetti, treni, aerei e sentieri, non mi resta che guidare. Così faccio una cosa che normalmente evito, noleggio una macchina! Ciò comporta 2 cose: una spesa non indifferente (decisamente, se si viaggia da soli, non è a buon mercato) e avere a che fare con le agenzie di noleggio che sono la peggio feccia dell’umanità insieme ai banchieri, il clero e i ciclisti della domenica. Fortunatamente la signorina del banco dell’agenzia mi prende in simpatia e mi inserisce in ogni categoria possibile con diritto a sconti: viaggio d’affari, portatore di handicap, pensionato, figlio unico di madre vedova, supporter di Trump. Sta di fatto che alla fine ho la mia bella macchinetta per 2 settimane, per una spesa contenuta (diciamo che un rene ho potuto tenerlo) e in piu, dato che ,come detto, qui le dimensioni contano, nonostante abbia chiesto una compatta, la macchina che mi consegnano è una Subaru Outback rossa e bestionella… Era la più piccola a disposizione 😲

Ribattezzata subito “la cosa rossa” (ma per gli amici, più semplicemente, “LaCosa”), segnerà inevitabilmente la mia ultima parte di viaggio in Alaska. I blog di viaggio, quelli veri, sconsigliano il noleggio di un’auto, a parte per il costo, per la scarsità della rete stradale Alaskiana (🤔 Alaskese? Alaskika? Vabbè…). Niente di più falso, o meglio, le strade sono sì poche, ma di una lunghezza impressionante. In 2 settimane farò più di 3000 km e vi assicuro che non c’è modo migliore per gustarsi un po’ di Alaska “on the Road”, che comunque i trasporti pubblici sono pochi, costosi e leeeenti.

Il vantaggio de LaCosa è che dato le dimensioni, mi permette anche di dormirci dentro, e la sua trazione 4×4, di arrivare anche in posti irraggiungibili altrimenti. Questo creerà non pochi problemi all’armonia del gruppo… IlMostro e la TendaCasa, intuiscono che le cose stanno cambiando.

(LaCosa, IlMostro e la TendaCasa, quando ancora si parlavano)

Ovviamente il tempo è quello che è, piove e fa freschino, ma avrò anche splendide giornate di sole e comunque se uno viene in Alaska non è che si aspetta di prendere il sole in spiaggia.

La prima destinazione sarà la Kenai peninsula, fino alla fine della strada, tra ghiacciai, laghi nascosti e una giornata di pesca al principe dei fiumi, il Coho salmon (il Silver), regalo anticipato del mio babbo per il prossimo compleanno… Grazie ancora Pa!

Fotine assortite dei giorni nella penisola Kenai

Dato che la strada verso sud è finita, si punta verso nord. L’idea è di visitare il parco Denali in 4 giorni di tenda. Ma prima di arrivarci, di strada ce n’è molta, quindi c’è tempo di parlare di una cosa immancabile nei viaggi on the Road in macchina: la musica. Dovete sapere che in Alaska, L’hiphop è bandito, la trap non sanno nemmeno cosa sia (sia lode all’Altissimo), le radio passano solo 2 tipi di musica, il rock (e questo è bene) e il country (e questo è… Quello che è). Quindi la mia colonna sonora del viaggio sarà di tutto rispetto anche se per quanto riguarda il country c’è da sottolineare la povertà degli argomenti:

  • l’amore sofferto, perduto, non ricambiato (incredibile, più sono misogini, più si disperano per amore)
  • L’alcool in tutte le sue forme, con il whiskey a farla da padrone (ma il whiskey vero manco sanno cosa sia)
  • La strada (intesa non come vita da strada, ma come linea da percorrere, una metafora non troppo originale per la Libertà)

Il successo dell’estate qui si intitola “drunk girl”, praticamente un tipo lamentoso racconta che ha portato a casa una tipa ubriaca senza approfittarne come una merda… Minchia amico, sei un eroe, Ken il guerriero sarebbe fiero di te🙄

https://youtu.be/XDTFRQa593w

E tra un buon rock e un…. quello che è, country, arrivo finalmente al parco Denali. Purtroppo i campeggi nel parco sono pieni, quindi dovrò dormire al di fuori, nella Cosa, e questo farà scattare la guerra intestina tra IlMostro, la TendaCasa e LaCosa, tanto che una notte dormirò di frodo nel parco in tenda perché altrimenti mi frantumano i coglioni. Il parco è enorme e magnifico, impossibile fare paragoni con gli altri parchi, quello che però davvero mi colpisce è la “filosofia” del parco. I sentieri tracciati sono pochi e tutti concentrati all’entrata, per il resto, terreno vergine, il visitatore è spinto a trovare il proprio percorso, a “perdersi” (usano proprio questo termine), per trovare il contatto più puro possibile con la natura. Incredibile, amo questa cosa, anche se all’inizio può spaventare non avere un sentiero da seguire, quando ci si lascia andare diventa un’esperienza indimenticabile. Questo modo di fare trekking lo chiamano : back country… Non è detto che non ritorni qui in futuro solo per questo… Attrezzato per perdermi per un paio di settimane nell’immenso Denali.

Lascio il Denali con una bella sensazione addosso e dopo una mezza giornata di cammino condivisa con Ranger Bob…. Si presentano davvero così: Ranger Frank, Ranger Joe e ogni volta mi viene in mente lo Stuntman Mike di Tarantino… Forse dovrei presentarmi anche io così: salve, montatore Antonio… mmmm… aspè… Magari in inglese fa più fico: hi, editor Tony… mmmm… Vabbè, lasciamo perdere😒.

Ora il programma avrebbe previsto altri giorni al wrangell st elias national park, ma il tempo scarseggia e il clima non invoglia. Quindi per sommo disappunto del Mostro, mi faccio convincere dalla Cosa per un’ultima folle avventura: raggiungere il Circolo Polare Artico e piantarci la tenda. Del resto ho voglia di sfruttare il 4×4 della Cosa. Certo, perché per raggiungere il C.P.A. bisogna affrontare la nota e temuta Dalton higway, un’inferno di strada non asfaltata che in 666 km (😱😈🤘🤘😂) porta fino al mare Artico. Fortunatamente ne devo affrontare “solo” 200 km per il circolo, che poi non ci sono più posti per rifornirsi e bisogna portarsi taniche, cibo e attrezzatura per il ghiaccio.

Devo ammettere che fino all’ultimo sono stato in dubbio se provarci o meno, l’inverno sta arrivando (come direbbe il povero Ned Stark) e tutte le persone con cui ne ho parlato hanno cercato di dissuadermi… Sei da solo, troppo isolato, il tempo sta peggiorando… Ma alla fine ogni tanto bisogna buttarsi e vedere come va, altrimenti uno se ne sta a casa sul divano, ed è una cosa che faccio già fin troppo quando sono a casa. Beh… l’Alaska mi fa il più grande regalo, cielo azzurro senza neanche una nuvola, niente pantano sulla strada e me la sono sciroppato col braccio fuori dal finestrino.

(Faccia a faccia col Mostro al C.P.A. e torna l’ammmore)

l’Alaska mi ha regalato anche più di quanto sognassi… Da qui in poi è tutto ritorno e non vale neanche la pena di raccontarlo, ma il C.P.A. mi ha messo una strana idea in testa, vediamo se germoglierà e diventerà un’altra storia di viaggio.

Alla prossima, e nel frattempo ricordate: “mai, mai, scorderai l’attimo la terra che tremò…” NON è l’inizio dell’inno dell’Alaska.

2 pensieri riguardo “ALASKA: la Divina Scuola di Hokuto, La Cosa vs Il Mostro e il C.P.A.

Lascia un commento