Freycinet peninsula: fuga da hobbart, il click e l’uomo che sussurrava ai wallabies

Prima di cominciare questo post, volevo condividere questa vignetta disegnata dal mio hermano stefano sanchez martino, ispirata al mio post precedente sull’overland track

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(adoro il mostro sulla schiena!)
Oltre ad avermi fatto fare una incredibile figura di merda (ho riso fino alle lacrime tra gli anziani di un circolo dove scroccavo wifi), ma io e ste siamo esperti in materia, mi riempie di orgoglio che un artista come lui trovi il tempo x dedicarsi alle mie baggianate (so che ora mi insulterà e si schernirà), è talento vero quando in una sola vignetta e con pochi semplici tratti si riesce a riassumere un’intera situazione ma anche a trasformarla in qualchecosa di diverso. Grazie Ste… Aspetto con trepidazione, magari x la fine del mio viaggio, l’illustrazione sulla ESCALERA INCAAA!
Ma torniamo a noi, anzi, torniamo a io… Arrivo ad hobbart in una bella mattina di sole, trovo un alloggio nel solito ostello in una camerata da 14 posti (con i soliti stranieri in cerca di lavoro), e vado a farmi un giro… La città non è malaccio, dovrei fermarmi 2 notti e poi seguire una dritta di mia mamma e passare dalla freycinet peninsula, sulla costa est della tasmania. Scopro, come al solito, che il bus che dovrei prendere c’è tutte le mattine, tranne di sabato, che ovviamente è il giorno in cui dovrei partire… Panico… Che ci faccio 3 intere giornate a Hobbart? Mi dicono che il sabato c’è un famoso mercato originale che attira un gran numero di turisti e locali… Mi sto quasi convincendo, quando mi fermo a riflettere… Ma a me che cazzo me ne frega a me di sto mercato?! (x dirla come maccio capatonda nell’italiano medio )… Cambio programma e decido di partire domani, ciao ciao Hobbart, è stato bello… Il giorno dopo arrivo a coles bay, paesino minuscolo e fantasma, il classico posto di villeggiatura x pensionati, ma la stagione inizia fra una decina di giorni, quindi è ancora deserto. Sono qui xchè qui c’è l’ingresso al parco della freycinet peninsula, mi piazzo nel bel campeggio sulla spiaggia e invece di optare x la solita camminata turistica fino alla wineglass bay (considerata una delle 10 spiaggie più belle del mondo), decido che domani partiró x un’altro tracking che in 3 giorni mi farà fare il giro della penisola… Già che siamo in ballo… La spesa è ridotta al minimo, faró la fame x 3 giorni, ma mi carico d’acqua che al contrario dell’overland track qui i torrenti sono in secca, fa un caldo cane e non sembra possa piovere a breve. Dopo un bel tramonto mi infilo in tenda a studiare la mappa della penisola mentre la mia residenza viene assaltata da un gruppo rivoluzionario di opossum che vorrebbe a tutti i costi appropriarsi del mio già scarso cibo, dopo essere uscito un paio di volte in mutande e avere minacciato di spogliarmi del tutto, evidentemente gli opossum si arrendono al fatto che in città c’è un animale più affamato di loro e mi lasciano dormire in pace.

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(tramonto a coles bay/mini amici nel bagno del campeggio/ due scorci davanti al mio campeggio)
All’alba sono pronto a partire, il problema è che il mio campeggio dista 12 km dall’ingresso del parco vero e proprio, dove mi aspetta una prima giornata da 8 ore di camminata… Proprio non mi va di prolungare la sofferenza, e poi oltre al mostro mi porto dietro 5 litri d’acqua! Così, ci provo, estraggo il mio pollice magico e neanche 5 minuti dopo, una macchina si ferma x caricarmi… Saranno le mie magnifiche gambe tornite ad aver fatto colpo! Arrivo all’ingresso del parco accompagnato da questa simpatica famiglia indiana che mi tartassa di domande sul xchè sono così carico e se sono certo di fare questo tracking… Mica sto andando in guerra! Controllo mappa e scorta d’acqua e parto. Mentre la famiglia indiana e gli altri turisti si dirigono verso wineglass bay, io prendo la direzione opposta, faró il giro della penisola in senso antiorario e questo mi permetterà di tenere wineglass bay alla fine e di gustarmi una notte e un’alba senza gente nei paraggi. Il sole picchia, sebbene questo tracking non sia impegnativo come l’overland, bisogna presto abituarsi ai nuovi “nemici”… Se nell’overland erano l’ipotermia e il fango, qui sono il caldo, la disidratazione e gli insetti. Mosche, api, tafani che sciamano in ogni dove, un rumore infernale di cicale e grilli e sopratutto libellule che volano in formazione compatte di decine e decine (deve esserci stata da poco la schiusa) e che mi evitano regolarmente all’ultimo istante… la woodstock degli invertebrati! Si suda e si sale, il tracking è quasi tutto lungo la costa ma bisogna valicare una bella montagnetta da cui poi si ridiscende rapidamente verso la promise bay dove mi accamperó x la prima notte. Oltre agli amici insetti, lungo il sentiero incontro un paio di begli esemplari di tiger snake, una delle 3 specie di serpenti presenti in tasmania (tutte e 3 estremamente pericolose), ma scappano molto velocemente, basta provocare un pó di vibrazioni sul terreno, così mi procuro un bastone tanto x aumentare il rumore che ormai cammino con un’andatura leggera e silenziosa (meno dispendiosa) e l’ultimo serpente si è accorto di me un pó troppo tardi. Mi stupisce che all’ingresso del parco non ci siano molti avvisi sui serpenti, mentre l’overland ne era pieno, qui in 3 giorni ne vedró almeno una dozzina, mentre li ne ho visto solo uno…ma è stato un incontro più teso di quelli avuti qui: l’ho visto quando era a meno di un metro, in mezzo alle radici scure al lato del sentiero, ci ho messo un pó a riconoscerlo xchè era il primo che vedevo, poi era immobile, sembrava morto… Il tempo di fare un passo indietro e si è arrotolato su se stesso, decisamente non un bel segnale, ci ha messo un paio di minuti a decidere di mollare il sentiero e farmi passare… Ora che ne ho visti molti altri, posso dire con certezza che quello era un esemplare giovane e quindi molto più pericoloso, normalmente con un adulto il primo morso è solo di avvertimento, non inocula il veleno, quello lo tiene x le prede… Quindi col senno di poi è stato un incontro mooolto teso. Arrivo alla promise bay… Promessa mantenuta devo dire, la spiaggia é magnifica e mi accampo nel boschetto alle sue spalle. Altro bel tramonto e 2 scatolette su una tavola improvvisata ma con una vista da paura.

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(promise bay/ momento “altri popoli mi attendono”/cenetta a lume di tramonto/un particolare)
Svegliato dal solito zampettare… Mi affaccio dalla tenda che albeggia e mi ritrovo faccia a faccia con un giovane wallaby… Sembra più curioso di me e si avvicina, mi annusa e mi zompetta intorno… Avevo già notato che con i wallaby ho un certo feeling, non scappano quasi mai se non faccio movimenti bruschi, mentre appena compare un’altra persona si dileguano improvvisamente… Forse puzzo di wallaby, infatti se alla fine tra l’overland e qui ne vedró a decine, di wombati (un misto tra un orso e un procione, un animale magnifico ma nervosetto) ne ho visto solo uno di sfuggita, mentre altri bushwalker hanno avuto interessanti incontri ravvicinati… Probabilmente non puzzo di wombat. Comunque l’animale simbolo del tracking della freycinet peninsula x me rimane il serpente tigre. Altro incontro interessante: appena il giovane wallaby decide che non sono il suo tipo, vado verso il rifugio d’emergenza dove so esserci un paio di cisterne di acqua piovana, controllo se contengono un pó d’acqua e riesco riempire una bella bottiglia, ovviamente me ne infischio dei consigli di farla bollire o aggiungere disinfettanti, ormai il mio stomaco è abituato, incredibilmente in 6 mesi di cibo sconosciuto e di acqua bevuta da torrenti non ho mai avuto neanche il più piccolo problema. Mentre assaggio l’acqua della cisterna, un movimento all’ingresso del rifugio attira la mia attenzione, mi avvicino furtivo e trovo all’interno del rifugio il più grosso serpente tigre che abbia visto! Veramente grooosso… Si allontana indispettito infilandosi nella stufa in disuso del rifugio (credo di aver fatto una discreta ripresa con la gopro)… Chiaro amico, questo è il tuo rifugio… Tranquillo che io dormo in tenda! Peró mi piace proprio questo animale, e non mi mette la paura che invece sarebbe meglio avere, comunque, x la statistica, lo scorso anno solo 10 persone sono state morse da un serpente in tasmania, ed erano tutti cacciatori di serpenti… Direi che quindi si puó stare più che sereni. Certo l’animale principe dell’overland era tutta un’altra cosa: il corvo della tasmania. Il suo richiamo è una costante, e la sua astuzia è proverbiale tra i rangers. Ha imparato ad aprire le zip degli zaini e a trafugare le buste di cibo… Ho assistito personalmente alla scena di 2 bushwalker che si sono ritrovati gli zaini depredati… Animale magnifico il corvo!! Chiudo la parentesi animali, ma del resto non ne avevo ancora parlato e il cuggggino non me lo avrebbe perdonato.

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(l’uomo che sussurrava ai wallaby/ fratello corvo, so che osservi il mio zaino!)
Il secondo giorno di tracking è abbastanza duro, dovrei abbandonare la costa e superare un paio di alti rilievi per poi ridiscendere e campeggiare sulla costa opposta nella bella wineglass bay che si affaccia sul pacifico. La prima mezz’ora sono in compagnia di una simpatica coppia olandese che sta girando il mondo in bicicletta (già da un anno e ne hanno davanti un’altro), ci scambiamo dei consigli (la loro prossima tappa è il sud america e arrivano dal nepal), ne ottengo degli interessanti consigli che dovró valutare. Quando la strada comincia a salire ci separiamo, loro hanno fatto il giro in senso orario (straaaano che io lo stia facendo al contrario) e continueranno lungo la costa. La salita è veramente dura e il sole picchia. Si sente che è un sole maligno, probabilmente x il sottile strato di ozono, e mi devo fermare spesso a dissetarmi e a riprendere fiato, peró il paesaggio è sempre magnifico e dopo una parte quasi in scalata (sto zaino mo lo scaravento giù nella valle!) sono in cima e la vista della wineglass bay è davvero sconvolgente… Mi fermo un’oretta su un grosso masso a mangiare un panino e le solite mandorle, poi è ora di scendere, ancora un paio d’ore e mi tufferó in quella magnifica baia.

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(IL MONDO È MMMIOOO… Questa la capisce solo ste)
Due ore di discesa tra la umida vegetazione e raggiungo il campeggio nascosto in un angolo della wineglass bay. Monto la tenda in tempo record, mi infilo il costume e mi fiondo in acqua… Gelida… Ma una vera goduria… Passeggio lungo la lunga spiaggia e capisco xchè viene considerata una delle 10 più belle al mondo: un arco perfetto di sabbia bianca finissima, l’acqua che degrada lentamente dal azzurro tenue al blu profondo, e alle sue spalle una foresta lussureggiante ed incontaminata… Arriva il tramonto e siamo solo in 2 tende a goderci lo spettacolo.

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(un sorso di wineglass bay)
La testa peró mi fa dei giochi strani, sono mesi che vedo posti magnifici da solo e piano piano mi stavo rendendo conto di quanto condividere i bei momenti sia importante… La wineglass bay mi da il colpo di grazia e scatta il click… Divento malinconico all’inverosimile e certamente rilleggermi “into the wild” in questi giorni non aiuta… Poi il colpo di grazia: tiro fuori il mio fazzoletto di contrada con attaccato il mio cactus porta fortuna per l’annaffiata mensile e… NUOOOOO!!! Il cactus non è più tra noi! Credo che non abbia retto il gelo dell’overland. Lo osservo rinsecchito nella sua mini capsula e ripenso a tutti i rischi che mi sono preso per contrabbandarlo in tutti questi mesi attraverso numerose frontiere e nerboruti poliziotti sempre in cerca di vegetali, semi e altro… Ne hanno più paura che di un uzi o di un arco con frecce esplosive tipo quello di rambo (ne ho sempre desiderato uno). Speravo che il piccolo cactus avrebbe finito il giro del mondo insieme a me e che avrebbe continuato la sua vita in un bel vasetto sul mio balcone… Tristezza… Mi consolo pensando che ora è in posto migliore, tra nuvolette fatte di roccia, rovi e polvere. Notte agitata x me… Neanche l’ennesimo wallaby mattutino mi tira su il morale, il click ormai è scattato. Sbaracco e mi metto in marcia e la wineglass bay mi da l’ennesimo colpo basso: baia deserta, il sole appena sorto e un grosso branco di delfini che surfa nell’acqua placida… E neanche un cactus con cui condividere tutta questa bellezza. Torno verso la civiltà, non riesco neanche a scroccare un passaggio col mio magico pollice (credo che si senta in distanza che puzzo di wallaby)… per un pó ci daró un taglio con questi tracking, devo elaborare questa cosa del condividere la bellezza… E fra una settimana ne avró l’occasione. Alla prossima che mi vedrà lasciare la magica tasmania e nel frattempo ricordate: Paaazziiii…proteggete i vostri cactus dal gelo improvviso!

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(mi piace ricordarti così…. R.I.P. mio piccolo amico)

The Overand track, un unexpected jurney

Sono sul bus che mi porta alle pendici di Cradle mountain x iniziare la mia settimana” into the wild”. Ripasso mentalmente la lista delle cose che ho portato: tenda celo, sacco a pelo celo, coltello celo, bussola celo, cibo celo (ma poco), fornelletto manca. Si, xchè non contento di dover attraversare 100km di natura selvaggia, ci aggiungo delle difficoltà di mio. Mi burlo dei primi 2 consigli x chi intraprende questo tracking: spostarsi in gruppi di almeno 4 (e certo, ora vado a noleggiarmi 3 trackers!) e portarsi un fornelletto da campo. Quest’ultimo non lo possiedo e non ho intenzione di comprarlo x poi scarrozzarmelo in giro, quindi si fa senza, che già mi sono fatto il trekking del Paine così! Comunque sono preparato, ho una bella mappa che ho studiato a fondo (ho già evidenziato il mio percorso) conosco gli animali della zona e sono un vero esperto delle loro cacche (e figurati!). Arrivati! Scendo dal bus e sono l’unico con zainone, gli altri sono qui solo x una passeggiata di qualche ora. Mi registro all’ingresso (segnando il percorso che ho intenzione di fare e quando penso di uscirne) e noto che 3 gruppi sono partiti in mattinata (circa una dozzina di persone)… mi metto in marcia.
Day 1: il grande inganno
Splende il sole, un bel 27 gradi, zompetto verso la montagna in maglietta e calzoncini, lo zaino non mi pesa, mi sento in forma e carico! La salita comincia a farsi tosta, ma una leggera brezza mi rende il percorso meno faticoso (tranquilli che comunque sudo come un facocero!). Arrivo alla biforcazione che mi porterebbe in cima a cradle mountain (l’overland trek è noto x i suoi molti percorsi complementari che si possono aggiungere), avevo già deciso di non fare la scalata visto che sono partito nel pomeriggio, anche se il bel clima mi ingolosisce molto. Pazienza, è solo il primo giorno ed è da un pó che non mi muovo, meglio vedere come va e attenermi al programma, in tutto 6 ore fino al primo rifugio. Mi sorprendo nel costatare che, scalata a parte, il percorso è tutto rialzato e su passerelle, x proteggere il terreno e per evitare di infangarsi eccessivamente. Certo che se il tempo rimane così e il percorso è tutto a passerella, me lo bevo sto overland (certo, certo… Povero illuso!) Arrivo al rifugio che non sono neanche stanco. Data la splendida giornata decido di piantare la tenda che il rifugio è già pieno. In realtà, come dicono i rangers locali, il rifugio non è mai pieno, si dorme ovunque, la tenda servirebbe solo x emergenza nel caso ci si perda o si rimanga bloccati, io comunque decido di usarla che il cielo è magnifico e almeno me la scarrozzo x qualche motivo reale. Sono il solo a piantarmi nel bello spiazzo dominato dal BurnBluf, un bel picco inquietante che mi ricorda moltissimo collevento e che agiterà i miei sogni.Notte agitata, dopo una bel tramonto a mangiare un paio di scatolette, con un discreto numero di wallaby (la versione hobbit del canguro) che mi zompettano attorno e brucano placidi. Il vento si alza e la temperatura si abbassa, sono comunque ben coperto e non ne risento anche se sti marsupiali, che saltano intorno alla mia tenda tutta la notte, mi svegliano ogni 5 minuti.

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(bella giornata costeggiando cradle mountain/ la porta a quell’altezza mi fa pensare che qui a volte nevichi/ amico wallaby/in tenda sotto collevento
Day 2: la presa di collevento e nuvole nere all’orizzonte
Mi sveglio all’alba, sgranocchio del pane con del cioccolato fissando collevento/burnbluff e prendo una decisione, lo scalo! Gli altri camminatori lo saltano (alcuni si sono fatti cradle mountain ieri e sono ancora provati) e disapprovano il fatto che voglia farlo da solo (da qui alla fine cercheranno di infilarmi in qualche gruppo ma non l’avranno vinta). Parlo allora col ranger spiegandogli la situazione. Mi dice che quasi nessuno sale sul burnbluff e che preferiscono cradle mountain, ma che x lui il fascino del bluff è superiore. Guardiamo la mappa insieme, mi spiega 2 punti complessi, poi mi dice: questa mattina hai una finestra di bel tempo, lascia qua lo zaino, porta da bere e divertiti, se non torni tra 5 ore vengo a cercarti. Bello carico, parto! Fino alla base del bluff tutto abbastanza liscio anche se passo su una cresta esposta al vento (il ranger mi aveva avvertito) che letteralmente mi sposta di peso una decina di volte. Arrivato alla base, studio un pó sto roccione, individuo il passaggio indicatomi e lo attacco. Piano ma deciso, in un’ora e mezza sono in cima… Godo… Sigaretta x me su collevento!
Riscendo con attenzione e veramente realizzo quanto sia più rischiosa la discesa… Non ci si pensa mai quando si guarda uno scalatore. Arrivato alla base, il vento si è rafforzato, le nuvole corrono impazzite che sembra un timelapse da spot anni 90. Torno al rifugio che comincia a piovigginare, il ranger è seduto fuori a prendersi l’acqua e se la sghignazza: ora si che ci si diverte, hai 3 ore x il prossimo hut (rifugio) che poi arriva il diluvio! Mangio del pane e formaggio e già sono in marcia. Il cielo diventa scuro e la temperatura scende ulteriorment, fortunatamente la passerella mi facilità la camminata, ma già mi accorgo che è discontinua e i pezzi in cui si cammina nella fanghiglia aumentano. C’è tempo anche x un momento magico, riconosco la cacca di un diavolo della tasmania, si riconosce xchè vi spuntano delle unghie e dei peli (probabilmente un gatto selvatico), il diavoletto si mangia tutto e espelle quello che non digerisce con comodo… Esulto… Allora esisteee!! Certo che esultare x una cacca… Se vi interessa invece, il mitico wombato fa la cacca a cubetti… Ma cubetti precisi, sembra fatta con le formine… Tra una cacca e l’altra, arrivo al rifugio che comincia a scendere a secchiate. Niente tenda stanotte! Gli altri camminatori sono belli al caldo e asciutti, io stendo la mia roba sotto il portico, mi infilo l’abbigliamento caldo x la notte e mangio un paio di scatolette. Quando gli altri realizzano che sono senza fornelletto, mugugnano stupiti… e poi viaggia solo e ora esce sotto la pioggia a fumarsi una (bella) sigaretta… Ahahaha!
L’hut è pieno (anzi, non è mai pieno) quindi mi infilo sotto il tavolo della zona cucina e mi faccio una dormita spettacolare mentre fuori diluvia!

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(l’avvicinamento a collevento/autoscatto acrobatico/it’s a long way to the top… If u wanna rock and roooll)
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(in cima/riscendendo/allontanamento e nuvole nere)
Day3: la presa della scarpa e l’hut in africa
Sveglia ancora all’alba e già molti sono svegli che mi mangiano sopra la testa (del resto se si dorme sotto il tavolo). Fuori diluvia ancora, pane e cioccolato e sono già pronto, mentre gli altri si preparano lunghe colazioni (cereali, pudding, caffè). Sto x uscire e mi viene offerto del caffè così poi si puó partire tutti insieme (xó sono gentili questi bushwalker), declino l’offerta che ho smania di buttarmi sotto la pioggia (e di starmene solo). Oggi sono in programma 7 ore, piove che Atlaua la manda ma la mia attrezzatura regge bene. Ormai scomparse quasi del tutto le passerelle, dopo una prima ora a cercare di evitare il fango, mi arrendo al fatto che è impossibile tenere i piedi asciutti e vado dritto e più spedito. Improvvisamente un pantano bello vasto, studio attorno se ci sono delle alternative, ma non sembra il terreno migliori, torno sui miei passi e saggio il pantano di fronte a me. Primo passo, fango fin sotto la caviglia… Si, puó fare… Secondo passo, sprofondo fino al ginocchio! Mi viene un attacco di ridarola mentre piove a secchiate e cerco di liberare la gamba sinistra. Alla fine, con un sonoro PLOP, libero la gamba, ma la scarpa è rimasta sotto un metro di fango. Rimesto x 5 minuti con tutto il braccio e alla fine la estraggo tipo excalibur dalla roccia. Sono infangato che faccio schifo, mi infilo la scarpa fangosa su calza fangosa e riparto… Dopo un pó non faccio più caso al cif ciaf del mio progredire. Arrivo al rifugio e il cielo si apre (me lo fai apposta?!). Mi sfilo i vestiti sporchi, li lavo alla buona, me compreso, utilizzando i container di acqua piovana, stendo il tutto e mi gusto un magnifico tardo pomeriggio in questo che è sicuramente l’hut più spettacolare, in una vallata che sembra di essere in africa. Circa un’ora più tardi cominciano ad arrivare gli altri, mi gusto le mie scatolette e un pó di carne essiccata mentre il tramonto incendia la valle e quasi mi aspetto di vedere spuntare delle giraffe dalla boscaglia.

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(e fattela una risata ogni tanto/praterie in fiore e pioggia/la mia africa)
Day4: le paludi morte, il kamikaze e buon natale
Dopo una notte su uno dei bunkbed del rifugio (sono delle tavole di legno rialzate, spesso si dorme attaccati) sono ancora il primo ad uscire dopo la solita colazione a base di cioccolato e frutta secca (avrei dovuto portare un kilo di mandorle, mangerei solo quelle), pioviggina e il cielo è minaccioso, teoricamente vorrei scalare il Mount Ossa, la montagna più alta della tasmania, ma una volta arrivato alla biforcazione, la cima è totalmente coperta da nuvole di tempesta che non mi piacciono x nulla, decido di passare che tanto mica sono uno scalatore col trip, se non posso godermi la vista, tantovale… Dopo un paio d’ore tra la nebbia delle paludi morte (mi sento tanto frodo, solo che lui aveva l’anello del potere, io lo zaino della morte), avendo saltato la scalata, arrivo prima dei miei piani al rifugio successivo, sgranocchio del pane col formaggio, studio la mappa e decido di proseguire x il prossimo hut che il giorno è ancora lungo e voglio muovermi. Sto x infilarmi in un grande bosco e comincia a nevicare… E meno male che ho evitato di salire in cima! Viene giù sempre più fitta, dopo 2 ore arrivo ad un rifugio che viene utilizzato solo x emergenza, il Ducane hut, decido di entrarci x riposarmi un attimo, apro la porta e dal buio dell’hut mi appare all’improvviso una figura che mi fa sobbalzare e storpiare il nome del rifugio… Cazzo ma sei scemo? Mi sembravi la strega di Blair!! La figura altro non è che un simpatico bushwalker giapponese, tale Maha, anche lui sta facendo l’overland in solitaria… Finalmente!! Credevo di essere l’unico pirla… Se la ride e dice che pure a lui la menano x sta cosa, in più, con qualsiasi clima, lui dorme solo in tenda… Ah, è così?! Giochiamo a chi fa più brutto?! Rilancio dicendo che io viaggio senza fornello e che non consumo ne cibo ne bevande calde… Tiè!! Reagisce con un’espressione di stupore che solo un orientale sa fare (OSOOO?!), poi sorride, ammicca e cala il jolly: si guarda i piedi… seguo il suo sguardo, ci metto un pó a mettere a fuoco, poi rimango impietrito: le crocks?!?! Questo si sta facendo l’overland con le crooocksss!!! Ubi maior… Mi inchino come un samurai… Tu sei completamente fuso! Sorride, ricambia l’inchino ed è già fuori. La nevicata continua a rinforzare, impossibile rimanere asciutti, anche con la migliore attrezzatura contro questo tempo non c’è un cazzo da fare… Piedi e mani fradici e ghiacciati… Proseguo imperterrito e mi permetto anche una deviazione da un paio d’ore verso delle belle cascate dove x un’attimo smette di nevicare. Un’ora prima di arrivare al rifugio viene ancora giù fortissimo, sono stanco e fradicio, finalmente vedo l’hut in lontananza tra i fiocchi che scendono, mi avvio a grandi passi quando sento un richiamo… Mi giro e vedo Maha con le sue crocks che sta piantando la tenda sotto una fitta nevicata… Sghignazza e mi urla: merry christmas… Questo sta proprio fuori… Lo saluto e mi fiondo nell’hut. Mi infilo nei vestiti asciutti (meno male che almeno quelli non si sono bagnati), mangio le mie solite 2 scatolette ghiacciate, un pó di carne secca e mi infilo a nanna che la giornata è stata tosta20121212-091344.jpg
(le paludi moooorteee/l’hut più citato al mondo/e merry christmas)
Day5: la tempesta di ghiaccio, jack london e il rifugio evil dead
Nevica, nevica, nevica. Mi riinfilo i vestiti ancora fradici del giorno prima (non una bella sensazione), anche le calze che tanto le scarpe sono fradice. Mi fiondo fuori masticando un gigantesco pezzo di cioccolata e una manciata di mandorle. La tenda di maha e ricoperta dalla neve, sorrido e mi incammino. Sono da ieri immerso nella foresta pluviale, il paesaggio che preferisco dei molti che si passano nell’overland… Sembra davvero la foresta di fangorn (e basta con sto signore degli anelli!!! È quasi tempo dello hobbit!), muschio ovunque… Amo il muschio, vorrei una parete in casa ricoperta di muschio… Forse sto freddo mi ha fatto andare a male il cervello! Arrivo al rifugio sulla sponda del lago saint Claire, quasi alla meta. Ora non mi resta che farmi gli ultimi 16 km lungo la riva e sono fuori. Il rifugio è pieno di gente che parlotta, hanno deciso di utilizzare il servizio traghetto che da qui ti porta fino alla fine del percorso e saltare l’ultimo giorno dato il tempo inclemente… Sono stanchi e fradici e sognano una doccia calda… Pure io!! Ma col cazzo che mollo ora, sono già in anticipo di un giorno, che ci sto a fare 2 notti ad aspettare i bus alla fine del percorso? Parlo col ranger e gli dico che io voglio finire l’overland, sorride e mi dice che c’è un bell’hut a 2/3 ore da qui che non usa quasi mai nessuno, l’echo point hut, gustati la camminata, appena arrivi accenditi la stufa, fatti un bel sonno e domani ti restano solo 10 km… Perfetto!! Saluto mentre arriva il traghettino e mi incammino tutto infreddolito. Le ultime 2 ore sono veramente dure, cammino piano, sgranocchio contemporaneamente mandorle e carne secca, ho anche un momento di sconforto bello tosto, mi rannicchio sotto un tronco spaccato e mi fumo una sigaretta…poi arriva la tempesta di ghiaccio e questo mi risveglia… Vento gelido che trasporta sottili lame di ghiaccio, il terreno muschiato si ricopre di palline bianche, un’immagine incredibile! Mi alzo e mi divoro l’ultima parte… Curioso, dopo tutti questi kilometri, camminare sembra più un movimento involontario, come respirare, non è il cervello che lo comanda, infatti quello se ne sta da qualche altra parte al calduccio. Arrivo finalmente all’echo point! Una baracca sul lago… Tutta x me… Bellissima e in un certo senso famigliare… Mi sembra di essere nel film evil dead (o se preferite “la casa”), quindi x me una festa. Di fianco alla stufa trovo una bella scorta di carbone e mi do subito da fare x accenderla, dopo essermi completamente spogliato. Un bel tepore… Stendo i vestiti ad asciucare all’interno e mi preparo un toast caldo sulla stufa con il pane bagnaticcio, il formaggio ammuffito e un salame che faceva schifo già in partenza… Il miglior toast della mia vita! Arriva la sera, continuo ad alimentare la caldaia, vestito con calzamaglia, maglia di lana e calzettoni mi sembro jack london, anzi mi sento uscito da un suo romanzo che è meglio, dato che il buon jack si è suicidato 40enne obeso e alchoolizzato! Carico l’ultima volta la stufa e mi infilo nel sacco a pelo, fuori il vento ulula, la stufa prende vita come nel film di raimi e ci facciamo una chiacchierata, ma solo x poco che il carbone si consuma in fretta… Sprofondo in un sonno letargico.

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(ghiaccio e muschio/la vista dalla “casa”/ evil dead/ il richiamo della foresta)
Day6: elvis ha lasciato l’edificio
Freeeddo questa notte… Sicuro intorno allo zero e sta capanna non è che sia proprio anti spiffero… Non voglio uscire dal sacco a pelo, così saltello in giro che sembro in una corsa di sacchi… La roba fortunatamente è asciutta, apro la porta e scende ancora un leggero nevischio. Sono pronto…gli ultimi kilometri… 4 orette e arrivo alla fine del lago, al centro visitatori, alla fine del percorso… mi fiondo nel bar e mi ordino una cioccolata bollente in una caraffa… Che goduria. Poi il momento finale, compilo il registro di uscita dell’overland: nome: antonio skizzo civilini, entrata: 30/11/12 ore 14, uscita: 5/12/12 ore 15, commenti: Elvis ha lasciato l’edificio!
Doccia calda, lavo i vestiti che puzzano di diavolodellatasmania bagnato e mentre li infilo nell’asciugatrice sento uno zoccolare famigliare… Mi giro e vedo Maha arrivare sorridente e mi chiede: avrai mica preso il traghetto?! Risposta: Sei matto! Ora che cominciavo a divertirmi!!
Alla prossima che mi troverà in fuga da hobbart alla ricerca ancora di natura selvaggia… E fino ad allora ricordate: se non sapete cosa regalare a natale, le crocks vanno bene x ogni occasione.

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(elvis left the building)

Launcheston, Tasmania: il respiro prima del balzo

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(casette a Launcheston)
Un post rapido, come un respiro, solo x esprimere entusiasmo.
Finalmente la tasmania! L’unico motivo x cui mi trovo da questa parte del mondo… Di più, tutto il mio giro del mondo ruota tutto intorno alla tasmania! La prima tappa che ho pensato e, date le difficoltà climatiche dell’isola, sapevo che doveva essere a dicembre… Il resto del giro del mondo gliel’ho costruito attorno! Non so xchè questo richiamo, forse x il nome particolare, forse xchè è una meta che quasi nessuno sceglie, sta di fatto che finalmente sono qui. Atterro a Launcheston, la seconda città x dimensioni della Tasmania, e già si respira un’aria diversa da quella Australiana. In città non si puó costruire sopra i 3 piani, la mancanza di palazzoni mi rende subito più piacevole questa cittadina, che si stende lungo le rive di un bel fiume che si allarga prima di tuffarsi nel mar di tasmania. Mi sembra di essere in Nuova Zelanda, più che in Australia! Il mio ostello è economico (x gli standard locali), pulito e ben posizionato. Mi fermeró un paio di giorni x i preparativi x la mia immersione nel “wild”, l’overland track, 100 km in solitaria tra picchi innevati, foreste pluviali e paludi spazzate dal vento. Il fulcro del mio soggiorno in tasmania, quasi il centro di tutto questo mio viaggio! Devo organizzare un sacco di cose, trasporto fino a Cradle Mountain, dove cominceró a camminare, e poi dal lato opposto, a lake saint Claire dove finirà la mia avventura, fino ad hobbart (la capitale), spedirvi i vestiti e le cose che non mi serviranno che mica posso portarmi tutto in spalla, che poi devo ancora fare la spesa… Già, la spesa x 7 giorni di natura selvaggia, opto x stare leggero e compro solo pane, formaggio, salame, qualche scatoletta, cioccolato a iosa e frutta secca… Niente zuppe o minestre che tanto manco avró il fornelletto. Una volta comprato tutto e spedita la roba inutile, il mio zaino pesa i suoi bei 20kiletti. Chiedo le ultime cose al centro informazioni turistiche (tutti super gentili e disponibili questi tasmanici) e mi resta l’ultimo pomeriggio da passare a Launcheston. Faccio 4 passi fuori dal centro e in 10 min mi trovo qui:

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(chi ha l’idroscalo, e chi ha questo)
Tutta un’altra cosa questa Tasmania! Mi gusto un pomeriggio rilassato in questo magnifico posto, gustandomi un gelato e ascoltando un pó di musica… Il respiro prima del balzo. Alla prossima, che sarà di ritorno alla civiltà… Sempre che la natura selvaggia non me se magni!